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Cronaca Loredana Monda 19 marzo 2009 01:29 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
NOLA – E’ cominciata di buon ora, l’operazione anticamorra, nel Nolano, dei carabinieri del Comando Provinciale di Napoli del Generale Gaetano Maruccia. Gli uomini della Compagnia di Nola del Capitano Gianluca Piasentin e del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna del Maggiore Fabio Cagnazzo, hanno rintracciato Felice Alfieri, di 34 anni, di Nola colpito da un decreto di fermo della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
Al blitz ha tentato di sfuggire un secondo uomo: Sebastiano Di Maio, 35 anni, di Nola, egualmente colpito da un decreto di fermo. Forse, avendo fiutato il pericolo, tentava di rendersi irreperibile: da qualche giorno non dormiva più a casa. L’uomo è stato, però, localizzato. E’ ammanettato, nel primo pomeriggio del 18 marzo, all’interno di un ristorante di Via Nazionale Delle Puglie a Marigliano. Sebastiano Di Maio è ritenuto, dagli inquirenti, affiliato al clan facente capo a Marcello Di Domenico, detto o’ marciulliano, operante nell’agro nolano, in contrapposizione armata, per il predominio delle attività illecite, al clan facente capo ai noti latitanti Pasquale e Salvatore Russo, irreperibili da oltre un decennio.
Alfieri e Di Maio, sono stati ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di tentata estorsione ed incendio, con l’aggravante dell’art. 7 della Legge 203/1991, vale a dire per aver agito con metodi mafiosi e per agevolare il clan di riferimento. Secondo le indagini del carabinieri che hanno preceduto l’emissione dei provvedimenti e l’operazione, avrebbero tentato di estorcere circa 3mila euro al titolare di un esercizio commerciale di Saviano, il tutto in cambio della tranquilla prosecuzione dell’attività. Per costringerlo a pagare il pizzo in una prima occasione avevano incendiato la saracinesca (pur senza provocare danni ingenti), in una seconda occasione avevano esploso un ordigno a basso potenziale non distante dall’attività.
Con gli attentati erano partite le indagini dei carabinieri, di fronte alle risultanze della quali la vittima (che anziché denunciare alle forze dell’ordine, aveva cercato di prendere tempo giocando al ribasso) non ha potuto fare altro che confermare. L’intera vicenda potrebbe, in verità, finire con il coinvolgere Vincenzo Giannetti, 28 anni, di Saviano, già in carcere dal 20 febbraio, data in cui era stato arrestato, per fatti affini, con altre due persone, tra cui lo stesso Sebastiano Di Maio, nel frattempo uscito di galera.
La posizione dell’uomo potrebbe finire al vaglio della magistratura, sulla scorta di una valutazione dell’intero e articolato quadro indiziario fornito dai carabinieri, che stanno indagando (con non poche difficoltà dovute ad un forte clima d’omertà) su tanti altri casi di attentati dinamitardi ed incendiari, che verosimilmente sono opera del racket delle estorsioni. Per il momento, per porre un freno alle pressioni esercitate sulle vittime e per sventare un pericolo di fuga degli arrestati, con i due decreti di fermo, Alfieri e Di Maio sono finiti a Poggioreale. Entro un paio di giorni, potrebbe assistersi alla convalida dei provvedimenti.
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