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Cronaca Loredana Monda 23 settembre 2008 23:42 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
ACERRA - Ammonta a circa due milioni di euro il valore di mercato dei beni sigillati. A disporlo la Procura della Repubblica di Napoli. Ad eseguirlo I carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Napoli. Arriva a conclusione di un'inchiesta della magistratura partenopea, avente ad oggetto lo sversamento illecito di fanghi industriali giunti in Campania dal Nord Italia.
Ormai di dominio pubblico la notizia, già battuta anche da qualche agenzia di stampa. Agenzia Giornalistica Italia, con riferimento ai fatti dai quali è scaturito l'ultimo sequestro a carico del gruppo aziendale, precisa che in data 24 gennaio 2006, l'indagine portò all'emissione di 14 ordini di custodia cautelare. Tra i destinatari anche Salvatore Pellino, di professione carabiniere, fratello degli imprenditori Giovanni e Cuono, titolari delle attività locale di trattamento e di smaltimento rifiuti.
Costretto a subire l'esecuzione della citata misura cautelare nonché a difendersi nelle aule giudiziarie, anche qualche altro carabiniere. Stando a quanto accertato dalla magistratura napoletana, che ha coordinato le indagini che sono state portate avanti da più forze armate, i rifiuti tossici smaltiti provenivano in particolar modo dal Veneto, dalla Toscana e dal Lazio. Illegalmente finivano in siti dell'area flagrea. Secondo un meccanismo cosiddetto di "giro di bolla" si lasciava, però, credere che fossero stati smaltiti a norma di legge.
Secondo le tesi accusatorie, il volume di affari organizzati avrebbe fruttato, alle persone indagate, sui 27 milioni di euro in tre anni, a partire dal 2003. Con il citato meccanismo non sarebbe stati versati, per ecotasse, 750mila euro. Sarebbero stati, inoltre, evasi i pagamenti di imposte sui redditi e sull'iva per un ammontare di due milioni di euro, corrispondente al valore dei beni ora sequestrati.
Indagini, esecuzioni di misure cautelari, sequestri precedenti
Nel 2006, come accennato, a conclusione dell'indagine denominata "Ultimo Atto - Carosello", scatta il maxi blitz. All'epoca sono state, infatti, emesse ordinanze di custodia cautelare a carico di numerosi soggetti dal giudice per le indagini preliminari Anna Grillo del Tribunale di Napoli. Il magistrato ha accorto le richieste avanzate dal pubblico ministero Maria Cristina Ribera della Procura della Repubblica di Napoli. Tra i destinatari, per l'appunto, anche i tre fratelli "Pellino".
Per alcuni è disposto il carcere, per altri i domiciliari, per altri ancora l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono eseguite centinaia di perquisizioni in tutta Italia. Vengono sequestrati otto impianti di smaltimento e di trattamento finale dei rifiuti. I sigilli sono apposti alla "Pellini Srl", alla "Ecotrasporti Srl", alla "Ecoimballaggio Pellini", alla "Decoindustria Srl" alla "Igemar Srl". All'epoca sequestrati anche 4 milioni di euro, pretesi dal gruppo "Pellini" dal Commissariato di Governo per l'Emergenza Rifiuti, a fronte di prestazioni rese nel settore della gestione dei rifiuti.
Al lavoro prima e durante il Blitz i carabinieri del Nucleo di Tutela Ambientale e del Comando Provinciale dei Carabinieri di Napoli, nonché gli uomini della Guarda di Finanza (per gli aspetti di natura fiscale) e del Corpo Forestale dello Stato. Anche la Direzione Investigativa Antimafia ha fornito il proprio apporto, con l'approfondimenti di aspetti di particolare delicatezza, quali quelli riconducibili alla posizione di tre carabinieri. L'operazione era scaturita da due che l'avevano preceduta: "Re Mida" (novembre 2003) e "Re Mida 2" (maggio 2004), "Mazzettus" (maggio 2004). Non a caso, quindi, l'operazione del 2006 è stata denominata "Ultimo Atto". In quell'anno, alcuni organi di stampa, non mancarono di mettere in luce quanto fosse stato complesso per le forze dell'ordine operare in un contesto costituita da una fitta rette di contatti e di collegamenti, in cui un ruolo rilevante avevano esponenti della pubblica amministrazione.
Un clima particolare pare, quindi, che avesse favorito il traffico illecito di rifiuti, anche pericolosi (ad esempio, rifiuti contenenti diossine, amianto e sostanze cancerogene). Sempre all'epoca, non tutti gli impianti sono stati definiti a norma di legge. E' stato messo in luce che prima sequestri eseguiti a carico del medesimo gruppo di aziende non sono stati sufficienti a far cessare le attività illecite. Tante le prove documentali di quel periodo per quell'indagine da cui è scaturito quel blitz, tra cui un filmato del Corpo Forestale dello Stato, datato 13 ottobre 2005, avente ad oggetto sversamenti illeciti di tonnellate di rifiuti liquidi nei Regi Lagni. Dopo le indagini e il blitz, i processi, con i quali agli indagati è stata riservata l'occasione di difendersi dalle accuse formulate. In giornata l'ultimo sequestro ad Acerra.
L. M.
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