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Cronaca Loredana Monda 20 giugno 2008 00:14 Circa 7 minuti per leggerlo stampa
Tempo fa, da vari amici di famiglia avevamo appreso dell'intenzione di organizzare su Saviano una manifestazione ciclistica che fosse alla memoria di Ciro Antonio De Angelis.
Ora la notizia è ufficiale, tanto che dal Comune di Saviano, ad opera del responsabile dell'Ufficio Stampa Nello Fontanella, è stata diramata una nota con la quale si chiarisce che in data 22 giugno 2008 avrà luogo il tour ciclo-turistico "Nocciolands bike - I° memorial Ciro De Angelis" nelle Terre Antiche del Nocciolo.
Saranno toccati ben 20 Comuni, tra cui Marigliano, Acerra, Cancello Scalo, Cicciano, Roccarainola, Nola, Marzano di Nola, Pago, Domicella, Palma Campania, Piazzolla di Nola, per oltre 65 chilometri di percorso. Il Tour, che è riservato ad amatori ed a cicloturisti, si propone di valorizzare il territorio nolano - mariglianese e basso irpino, nonché le produzioni di nocciola, un prodotto dalla storia millenaria, risorsa strategica dell'agricoltura e dell'economia campana.
La manifestazione è organizzata dal team ciclistico "Amici del pedale" di Saviano, in collaborazione con l'Assessorato all'Agricoltura e alle Attività Produttive della Regione Campania, con il patrocinio dell'Associazione Nazionale Città della Nocciola e del Comune di Saviano. Si inserisce, inoltre, nel programma regionale "Terre Antiche del Nocciolo". La partenza è prevista per le ore 09,00 da Piazza Vittoria a Saviano. L'arrivo è previsto, all'incirca alle ore 11, nel piazzale della scuola media "Ciccone" di Saviano, dove si terrà il Pasta Party finale e verranno distribuiti shoppers e gadget offerti dall'Assessorato Regionale all'Agricoltura e alle Attività Produttive, oltre a prodotti tipici.
Conoscevo bene, Ciro Antonio De Angelis, a cui il memoriale è dedicato. E' mio zio. Mi sento in questo momento di esprimere delle considerazioni e delle emozioni, anche in nome di mia madre, sua sorella.
Innanzitutto, come nucleo familiare, noi ci sentiamo di ringraziare di cuore tutti gli organizzatori e i sostenitori della manifestazione, a cominciare da quelli che, come il dottore Giovanni Simonelli, sappiamo essere stati dietro le quinte.
Devo dire che da tanto si parlava della manifestazione, ma cade in mese costellato di ricorrenze familiari, in una data che per alcuni di noi ha una valenza particolare. Questa coincidenza sembra l'ennesima manifestazione di un profondo legame tra Ciro Antonio De Angelis e le sue radici.
Per certi versi è tutto così strano, perché pur essendo zio un uomo di una straordinaria intelligenza, socievole, dotato di illimitata vitalità , senso dell'ironia e una indiscussa capacità di intavolare una conversazione con chiunque, era anche per certi versi schivo, poco amante del clamore. Zio Ciro, a volte sembrava prendere la vita con leggerezza, ma guardava all'essenza piuttosto che alla apparenza delle situazioni e delle persone. Eppure, ora tanti sentono di dedicargli pubblici eventi, da pure e semplici celebrazioni eucaristiche a imponenti manifestazioni, passando per biciclettate organizzate per i bambini, che amava tanto, in cui riporre tante speranze di un futuro migliore.
Dal 13 ottobre 2007, non esiste giorno, non esiste una notte in cui il nostro pensiero non sia rivolto a lui. E' difficile rassegnarsi a quello che è accaduto. E' andato via in un soffio. Con lui, sono andate via parti di vita e di anima di ognuno di noi. A rendere tutto più complicato è il timore, non proprio infondato allo stato attuale, che per la sua morte non sia fatta giustizia.
Sono certa, come altre persone di famiglia, che zio Ciro avrebbe chiesto a tutti noi di perdonare l'uomo che l'ha investito e ucciso. Personalmente, sentirei di accogliere l'invito, ma con la certezza della pena, non dell'impunità per un soggetto che potrebbe anche non andare a processo. Mi chiedo quale consapevolezza può avere della gravità di quanto è accaduto un uomo che non sarà neanche obbligato dalla GIUSTIZIA a fare i conti con la realtà . Parliamo di un evento che ha strappato un uomo alla sua famiglia, ai suoi amici, a tutti coloro che l'amavano. Mi chiedo se sia giusto che il suo investitore non reso conscio degli stati d'animo e della sofferenza delle persone a cui ha strappato un uomo che senza tutto quello che è accaduto, la sera di quel 13 ottobre 2007 sarebbe tornato a casa, vivo.
L'uomo che l'ha investito e l'ha ucciso non è stato in carcere. Nell'immediatezza dei fatti, mancava l'omissione di soccorso per far scattare l'applicazione di misure cautelari. Anche se fosse chiamato alle sue responsabilità con un giusto processo, anche se fosse condannato, per le leggi che viggono in Italia, in carcere con c'andrebbe mai. Ha centrato la bicicletta di zio Ciro all'altezza della cannola del sellino, ad un incrocio. L'ha fatto sbattere sul cofano anteriore della sua auto. Gli ha fatto sfondare il parabrezza con la testa e il torace. L'ha fatto volare decine di metri più avanti, praticamente uccidendolo sul colpo, visto che zio aveva la testa completamente fracassata (senza calcolare tutto il resto) e era in coma depassé all'arrivo in ospedale. Il suo cuore ha smesso di battere poche ore dopo. Quell'uomo ha chiesto e ottenuto anche dissequestro di quell'auto. Se deve utilizzarla per recarsi a lavoro, verosimilmente significa che non ha neanche patente sospesa. Nonostante tutto la sera del 13 ottobre 2007, quell'uomo è tornato vivo e sano a casa dai suoi affetti, qualcun altro no. Per la GIUSTIZIA , non è chiaro se ci siano sufficienti elementi di colpevolezza, nonostante palesi contraddizioni anche verbalizzate o relazionate.
A tutti voi, allo Stato Italiano, chiedo, senza la giusta consapevolezza della gravità di ciò che si commette, senza l'ammissione di una colpa, come si può avere la certezza che la stessa persona non agisca in futuro nello stesso mondo, lasciando morto a terra qualcun altro?
A tutti voi, allo Stato Italiano, chiedo, senza giusto processo, senza adeguata condanna, con un sistema di leggi che evidentemente sono insufficienti vista l'impennata di decessi come quelli di zio Ciro, quanti altri, pur avendo ucciso qualcuno la faranno franca, a patto che non ci sia stata omissione di soccorso? La GIUSTIZIA non dovrebbe fare chiarezza fino in fondo con meticolosità , anziché preoccuparsi di mettere solo a posto le carte?
In tutto questo, una sola nota di consolazione: attraverso il ricordo della gente comune, Ciro Antonio De Angelis ha sconfitto la morte, con la forza di quella che da vivo avrebbe definito "mente" e che verosimilmente ora direbbe "anima". In effetti, per me, zio è energia e vitalità . La prima immagine che ho, dal 13 ottobre, non è di lui senza vita sul quel tavolo di obitorio, ma di un uomo sereno e sorridente, in un campo verde, nei pressi di un agriturismo, che ti viene incontro con una piccola corsa, accompagnato dai suo fedele pastore belga dal lungo e lucente pelo nero.
Per concludere, vorrei dire che penso che zio Ciro fosse consapevole di quanto sia complicato scegliere. Credo che fosse consapevole anche di quanto si sia incattivita la nostra società . Vivere nella legalità è sicuramente più faticoso che scegliere di battere la strada della disonestà materiale, intellettuale e morale. Credo che sapesse bene che costa a schierarsi dalla parte dei più deboli, soprattutto se sono considerati dei perdenti dai disonesti, dai violenti, dagli immorali….Devo dire che, nonostante tutto, Ciro Antonio De Angelis non si è tirato indietro mai. Credo di capire il motivo. Assistere inermi, lasciando che una persona compia un sopruso ai danni di un altro soggetto, soprattutto se più debole, non rende meno incolpevoli di colui che lo sta perpetrando.
In tutti questi mesi, quando più persone, osservando i miei comportamenti e guardandomi in una maniera strana, mi hanno detto "hai fatto questo, hai detto quello, hai la testa dura, non sei condizionabile, come una persona che non c'è più" sapevo che si riferivano a lui. Ho riflettuto tanto. Da bambina non avrei mai detto di avere una natura cosi vicina alla sua. Forse era questa la motivazione per la quale tutte le volte che mi chiedeva "vuoi bene di più a me o a.." non dicevo mai di voler bene più a lui. Nonostante questo, non rimaneva mai male. Probabilmente perché andava oltre l'apparenza. Continuava a ripetere a mia madre: "Ho dato a tua figlia le caramelle. L'ho portata con me. Ha risposto la stessa cosa. Almeno non è corruttibile". La speranza che potessi essere un adulto migliore, sembrava più forte dell'istantanea soddisfazione personale dell'essere considerato egli stesso migliore di qualcun altro.
Direte…perché racconti questo? Perché vorrei, quando si ricorda zio, che si invitassero i bambini, i giovani, che sono l'unica speranza di questa società , a prendere a modello certi aspetti di lui, per quanto possa essere difficile essere onesti intellettualmente e moralmente e materialmente incorruttibili.
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