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Cronaca Loredana Monda 31 gennaio 2008 00:05 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
Fino ad ora, nessuno di noi ha espresso la propria opinione. Ci siamo limitati a fare asettica informazione, per consentire ai lettori di essere a conoscenza dei fatti, lasciandoli liberi nell'interpretazione. A Marigliano, però, da ventiquattro ore, si assiste a scenari allucinanti, che quasi rasentano l'innesco di una guerra civile.
La situazione che si è venuta a creare è sicuramente frutto di una degenerazione della politica, di una cattiva amministrazione a tutti i livelli, di un compromesso tacito degli apparati dello Stato con la malavita organizzata (sconcertante anche il contenuto dell'ultima relazione della Direzione Nazionale Antimafia con il riferimento all'emergenza rifiuti in Campania e alla gestione delle immondizie nelle regioni del sud in genere).
Non è questo il momento di una ricerca delle responsabilità , da cui, a ben guardare, non sono esenti né il centrodestra né il centrosinistra, come non sono esenti non solo le amministrazioni provinciali e regionali ma anche quelle locali che hanno evitato la pratica della raccolta differenziata, che non hanno vigilato sul rispetto di ogni singola clausola dei capitolati di appalto per la gestione dei servizi di igiene urbana con eventuali violazioni rappresentati motivo di rescissione dei contratti, che non sempre hanno agito nel rispetto dei protocolli di legalità pure sottoscritti. Ora, non è tempo di mozioni di sfiducia e di accuse reciproche.
In questa storia, la ragione non è, purtroppo, da una sola parte. Hanno ragione coloro che sono chiamati ad attuare il piano, le forze dell'ordine che hanno una struttura verticistica e sono tenute al rispetto degli ordini, hanno ragione i cittadini "trombati" dalla politica ieri come oggi, che temono per il loro futuro, per la consapevolezza che in Italia non esiste una gestione ordinaria delle cose. L'unico errore dei cittadini (che lo stanno scontando a caro prezzo) è di aver esercitato per decenni con leggerezza i loro diritto al voto. Il voto è l'unico strumento attraverso il quale cominciare a cambiare le cose, pur rimanendo consapevoli del fatto che archiviate le elezioni resta il divieto di mandato imperativo. Ma non è tempo di parlare neanche di questo. Il fatto grave e riprovevole, in tutto questo, è che non può essere ripristinato lo stato di legalità , agendo in maniera illegale, sforando i limiti e malmenando, senza particolari motivazioni,anche soggetti deboli.
Allo stato attuale, nonostante ulteriori disagi sarebbe meglio riaprire le trattative. L'attuazione del piano del commissario Gianni De Gennaro non può, non deve passare per massacri di civili. Tra l'altro, il commissario ha ricevuto un incarico di una maggioranza parlamentare che ormai non esiste più, che in fieri indebolisce il mandato stesso almeno sotto un profilo morale. In questo momento, la prima responsabilità del commissario De Gennaro non è di non aver attuato ancora il piano, ma di non verificare le responsabilità delle degenerazioni a cui si sta assistendo, che continuano a sfociare in gratuite azioni violente.
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