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Cronaca Loredana Monda 15 dicembre 2007 00:11 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
A Nola, operazione straordinaria di contrasto al clan Fabbrocino. Tre le persone finite in manette ad opera dei carabinieri della Compagnia di Nola, al comando del capitano Gianluca Piasentin, entrati in azione alle prime luci dell'alba del 14 dicembre 2007.
I militari dell'Arma hanno dato esecuzione a un fermo di indiziato di delitto, emesso dal pubblico ministero Simona Di Monte della Direzione distrettuale antimafia, a carico del sessantaduenne Aniello Fabbrocino di San Gennarello, del sessantenne Gennaro Caccavale di Saviano e del quarantaduenne Domenico Mastrogiovanni di Acerra. Agli arrestati è contestata la partecipazione alla tentata estorsione, aggravata anche dall'utilizzo del metodo mafioso (nonostante Mastrogiovanni e Caccavale non siano definiti affiliati e organici all'organizzazione), commessa ai danni dell'istituto di vigilanza privata International Security Service. Le indagini si sono sviluppate a partire da fatti verificatisi in data 25 novembre 2007.
In pratica, erano stati esplosi colpi di arma da fuoco all'indirizzo dei locali della società e dell'abitazione di uno dei titolari della medesima. L'azione era di chiara natura intimidatoria mirata a far assumere quale guardia particolare giurata proprio Domenico Mastrogiovanni, sebbene fosse sprovvisto del porto d'armi e la Prefettura di Napoli avesse già negato il rilascio del richiesto certificato di idoneità avendo individuato la sussistenza di cause ostative (aveva, tra l'altro piccoli precedenti penali a carico). Vista rifiutata una sua domanda di assunzione l'uomo avrebbe cercato di vincere la resistenza dei fratelli Buglione (titolari della International Security Service), facendosi sponsorizzare da Aniello Fabbrocino e da Gennaro Caccavale, con modalità tali da rendere palese l'esistenza del legame di parentela tra il primo dei due uomini e Mario Fabbrocino, detto o' graunaro, capo storico della camorra vesuviana.
L'accertamento dei fatti è scaturito da attività di tipo tecnico, visto che nessuna collaborazione, in un contesto fortemente caratterizzato da un contegno omertoso, è stato offerto alle forze dell'ordine. Neppure le vittime, hanno chiesto spontaneamente l'intervento delle forze dell'ordine per paura di ritorsioni, confinando nell'esito delle indagini sull'atto intimidatorio perpetrato. Eppure la società , che è tra le poche dell'area che si occupa di vigilanza privata e che partecipa a gare anche pubbliche, avrebbe potuto subire stop della stessa Prefettura a causa dell'assunzione di soggetti con precedenti.
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