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Cronaca Loredana Monda 30 aprile 2007 01:03 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
Una necropoli è interrata nell'area del piano degli
insediamenti produttivi in fase di realizzazione. Si
trova in prossimità di una fabbrica di Pascià . Alcune
tracce sono emerse durante operazioni di scavo.
Si
notano tombe complete e altri elementi che non
lasciano ombre di dubbio sulla presenza di una zona
archeologica. Ora l'amministrazione dovrebbe
segnalarne la presenza alle autorità competenti per
garantire adeguata tutela al patrimonio archeologico.
Per legge non potrebbe fare finta di niente, anche se
le operazioni di realizzazione del piano degli
insediamenti produttivi potrebbero risultare, almeno
parzialmente, condizionate. La città è costretta a
fare i conti con un passato che si ribella, con la
storia che chiede giustizia. In assenza di una
vocazione, a fornire risposte sulle tipologie di
attività dalle quali far ripartire lo sviluppo della
zona, potrebbe essere, in luogo della politica,
proprio la storia, assetata di giusto riconoscimento.
A questo punto, il buon senso impone una riflessione
che porti alla valutazione dell'ipotesi di creazione
di un grande parco archeologico, puntando su uno
sviluppo fondato sulla cultura. L'esistenza di una
necropoli nell'area del piano degli insediamenti
produttivi, di cui dovrebbe essere inquadrato il
periodo di costruzione attraverso l'azione di esperti
e la programmazione di attività di sopralluogo, di
ricerca e di studio, conferma quanto era riportato in
alcuni scritti che riferivano della presenza,
riscontrata nel ventesimo secolo, ad inizio degli anni
settanta, di tombe, monete, parti di corredi funerari,
nuovamente interrati per carenza di fondi da destinare
al recupero.Detti ritrovamenti erano inquadrati
proprio nelle aree denominate Fusariello e Grottelle.
Detti scritti riferivano di un allargamento di una
presunta zona archeologica, costituita non solo da una
necropoli, ma anche da templi, aree sacre e ville
rustiche, verso Via Sentino e Via Antica del Bosco, a
cavallo tra le località di Santa Barbara e Faibano.
Prima dell'emersione di tracce della necropoli a
rendere ancor più plausibile l'ipotesi dell'esistenza
di una vasta zona archeologica, il ritrovamento, a
seguito di scavi di un privato in un fondo della
località Ponte delle Tavole di Faibano, di una villa
imperiale di epoca augustea, che ha costretto alla
sospensione dei lavori e all'apposizione di un
vincolo. Solo l'assenza di fondi, nonostante un
interessamento della Provincia e della Regione, nelle
persone di Pasquale Sommese e di Marco Di Lello, ha impedito la totale emersione della villa, accompagnata
da adeguata rivalutazione.
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