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Cronaca Loredana Monda 07 novembre 2006 00:21 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
Non subito dopo il varo della legge, ma negli anni successivi, è stato il Cipe ad inviare al Comune i finanziamenti erogati ai sensi della 219 anche per gli interventi al Palazzo Montagna. La concessione di fondi, con l’entrata in vigore delle legge 32/90, sono stati accordati solo ad un paio di persone tra i proprietari degli alloggi di detto immobile.
I restanti hanno dovuto investire denaro di tasca propria, fermo restando una quota pari al 25% per interventi strutturali condominiali, ripartita equamente tra gli interessati. Sulla scorta della stessa legge 219, stando a quanto si apprende presso l’ufficio tecnico del Comune di Marigliano, erano consentiti interventi di abbattimento e di ristrutturazione, purché non si modificassero le volumetrie, non si stravolgesse la struttura, non si modificassero sostanzialmente gli assetti interni.
Per quanto attiene Palazzo Montagna si apprende, quindi, che il blocco dei lavori da parte dell’ente locale è stato disposto in via cautelativa. L’ufficio tecnico del Comune mirava, infatti, ad avere informazioni dalla Sovrintendenza relativamente ad eventuali interventi di avvio di procedure di vincolo. Non a caso, un tecnico comunale è stato, tra l’altro, inviato proprio nella mattinata di ieri agli uffici della Sovrintendenza dal responsabile dell’area di gestione tecnica.
Il Comune attende che la Sovrintendenza metta nero su bianco. Allo stato attuale, il Palazzo Montagna non sarebbe assoggettato a vincolo architettonico. Eppure il monumento, ubicato ad angolo tra Corso Umberto I e Via Ambasciatore Montagna, di cui è stato abbattuto venerdì scorso un corpo di fabbrica era citato in un atto, a firma degli architetti Maria Frattolillo e Enrico Guglielmo, dell’aprile 2004, contenente una lista di immobili storici per i quali la Sovrintendenza dei beni ambientali e culturali di Napoli intendeva avviare provvedimenti di vincolo.
Stando a quanto si apprende al Comune, proprio memori di detta nota, alla quale, nonostante i sopralluoghi effettuati, non ci sarebbe stato seguito con indicazione né in positivo né in negativo circa l’apposizione di vincoli, sarebbe stato disposto il blocco dei lavori al fine di poter effettuare verifiche. Si ricorda, comunque, che da alcuni testi sulla storia di Marigliano, si apprende che la famiglia di proprietari dello storico palazzo si era stabilita nel Cinquecento nella frazione di Casaferro.
Il Palazzo è stato abitato prima da un deputato del periodo post unità d’Italia e poi dal nipote ambasciatore, Giulio Cesare Montagna. Dagli stessi liberi si apprende, inoltre, che sotto l’immobile erano state individuate sorgenti di acqua ricca di carbonati, tanto che nell’Ottocento vi era stato impiantato uno stabilimento termale. Nella seconda guerra mondiale, l’immobile era stato, infine, adibito a quartiere generale delle truppe anglo – americane.
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