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Ambiente Nicola Riccio 13 settembre 2017 11:54 Circa 5 minuti per leggerlo stampa
Le concentrazioni più elevate sono state registrate negli intervalli serali/notturni invernali ( picchi a gennaio, novembre e dicembre) , confermando che a governare l’andamento dell’inquinamento sono sia fattori antropici (maggiori emissioni) che meteorologici (inversione termica, ciclo del PBL).
AGRO NOLANO – SAN VITALIANO – Pensare al futuro realizzando strategie intercomunali basate sulla tecnologia, quella che già abbiamo, al fine di sanare il territorio: fare i conti con le proprie criticità, pianificando un'operazione d'area di largo respiro ed a lunga gittata, con il supporto degli enti sovracomunali , ed incentivando i privati all'utilizzo di energie alternative.
“ Le maggiori concentrazioni rilevate nella parte finale della giornata si ritengono dovute principalmente alle emissioni provenienti dagli impianti di riscaldamento come evidenziato dal picco di benzene che è più elevato di sera. La fascia oraria 17-23 coincide con buona probabilità agli intervalli di funzionamento della maggior parte degli impianti di riscaldamento sia autonomi che centralizzati. Va comunque richiamato che, come riportato nel capitolo relativo all’andamento meteorologico, l’incremento serale è anche legato al minore rimescolamento atmosferico dopo il tramonto”.
Una relazione targata ARPAC a firma il Dirigente UOC MOCE Dott. Giuseppe Onorati di marzo del 2017 fa il punto sui dati raccolti durante il bienno di studio 2015/2016 nella nostra piana definita “una zona omogenea d’inquinamento “, la cui circolazione atmosferica è condizionata dai rilievi carbonatici appenninici e dall’apparato vulcanico del M. Somma Vesuvio. " Questa configurazione orografica ha importanti effetti sulla dispersione degli inquinanti".
Scartata l’ipotesi dell’inquinamento derivato dalla presenza delle industrie. “Alla luce dello studio effettuato, - questo quanto contenuto nella relazione- gli elevati valori di concentrazioni di polveri sottili misurati a San Vitaliano e nella Piana Acerrana dipendono da più fattori concomitanti, quali le emissioni di area vasta, le emissioni locali, l’assetto morfologico e l’andamento meteorologico. Infatti i valori misurati a San Vitaliano hanno un andamento coerente con quello delle stazioni di monitoraggio circostanti, tuttavia nei mesi invernali le concentrazioni di PM10 sono più elevate, sia rispetto alle stazioni di rete fissa che rispetto alla campagna di misura effettuata. Pertanto è da ritenere che d’inverno siano presenti anche fenomeni locali dovuti a riscaldamento da biomasse, in quanto non si registrano anomalie dal punto di vista della caratterizzazione chimica tali da far supporre inquinamenti particolari, ad es. di tipo industriale. Complessivamente i giorni di più elevato inquinamento sono gli stessi su tutto il territorio, in quanto le forzanti meteorologiche agiscono su tutta l’area interessata: da Napoli orientale a Tufino.
Polveri sottili invernali. “La distribuzione stagionale dell’inquinamento, con valori nettamente più elevati nei mesi invernali, fa ritenere che una causa molto importante delle elevate concentrazioni di polveri sottili, dato l’assetto del territorio, sia i riscaldamenti domestici a biomasse”. “ Si osserva che le concentrazioni più elevate, - continua l’ARPAC - con frequenti superamenti del valore limite giornaliero di PM10, si verificano soprattutto nel periodo invernale, in concomitanza con un maggiore carico emissivo e una minore capacità dell’atmosfera a disperdere gli inquinanti soprattutto per l’insorgere di condizioni meteorologiche tendenti alla stabilità. Si nota che dalla fine di marzo, quando cessa l’uso dei riscaldamenti domestici, alla fine di ottobre, i superamenti del limite di legge sono estremamente sporadici dovuti a condizioni particolari, mentre da novembre a marzo si concentra la maggior parte dei superamenti dei limiti con valori di PM10 anche molto più alti di 50 µg/m3 con picchi anche oltre i 100 di media giornaliera. Si evince che il passaggio ai periodi di maggiore inquinamento è repentino dall’inizio di novembre, il che lascia supporre un importante contributo dei riscaldamenti domestici con accensione proprio in quel periodo. Per il PM2.5 si osserva che per tutto il mese di ottobre, in assenza di combustioni da riscaldamenti domestici le concentrazioni misurate in tutti i siti di misura sono pressoché identiche e quindi è presente un moderato inquinamento di area vasta ubiquitario senza importanti contributi locali. Durante i periodi di maggiore inquinamento invece si ha una grande variabilità dei valori misurati con le condizioni più critiche a S. Vitaliano.”
D’estate i picchi sono relativi all’arrivo delle tempeste africane. “ Gli sporadici superamenti “fuori stagione” sono prevalentemente legati all’afflusso di sabbie sahariane e, in taluni casi, alle pratiche agricole di combustione del sottobosco di piante da frutto (noccioleti) .
Diversi fattori antropomorfi . “L’assetto del territorio, con urbanizzazione sparsa, grandi assi autostradali, aree industriali, rilievi che ostacolano il ricambio delle masse d’aria è il principale fattore di controllo dell’inquinamento da polveri sottili. Il principale risultato per quanto riguarda le fonti di emissione del dominio locale è che le attività antropiche contribuiscono per il 41 % con il traffico stradale, per il 38 % con i riscaldamenti domestici, per il 16% con industrie e cave, per lo 0,1% con il termovalorizzatore di Acerra. Si evidenzia che il 38% attribuito ai riscaldamenti domestici non è fonte di emissione per tutto l’anno ma solo d’autunno e inverno, per un periodo inferiore ad un semestre, pertanto nel semestre autunnaleinvernale il contributo è pari a circa l’80% delle emissioni mentre nel semestre primaverile-estivo è prossimo a 0%.
Non solo fattori derivanti dalla presenza umana. “Per quanto riguarda l’inquinamento invernale è doveroso comunque segnalare che alle emissioni più elevate si associano sia condizioni meteorologiche più favorevoli al ristagno degli inquinanti, in quanto la minore energia proveniente dal sole è un fattore di controllo dell’altezza di rimescolamento atmosferico più bassa d’inverno, sia condizioni chimico-fisiche, quali le temperature più basse , l’umidità più elevata, l’assenza o debolezza del vento che favoriscono l’aggregazione delle micro particelle e limitano i fenomeni diffusivi.
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