Santa maria delle grazie

Marigliano, festa della Madonna delle Grazie: descrizione del quadro del Vaccaro nella Collegiata

Madonna santa Maria delle Grazie del Vaccaro
- Foto d'Archivio

MARIGLIANO – Ieri è stata la festa della Madonna delle Grazie. Pubblichiamo una bellissima descrizione del parroco, nuovo decano della Diocesi di Nola  don Lino D’Onofrio,  del  quadro presente nella Collegiata di Marigliano di Domenico Antonio Vaccaro datata al 1730, dedicato alla titolare della chiesa “Santa Maria delle Grazie”.

“La grande pala d’altare che campeggia nel catino absidale della Collegiata di Marigliano è una tela di Domenico Antonio Vaccaro datata al 1730, dedicata alla titolare della chiesa “Santa Maria delle Grazie”.

La tela si impone per i suoi volumi e per la forte impostazione scenografica del soggetto.

La Madonna posta in trono, abbigliata con vesti nobiliari e velata nel capo è in atteggiamento di allattare il bambino, la centralità del soggetto ci porta a pensare che tutto intorno a lei racconti delle sue virtù per cui i personaggi che sono posti intorno al trono raccontano le grazie di Maria.

Partiamo dalle due figure angeliche che aprono un velario sormontando, come un baldacchino, la figura della Madre di Dio. Dischiudono questo panneggio mostrando la colomba, segno dello Spirito Santo che irradia la figura verginale e porta con sé l’altro simbolo, quello della corona che certamente allude alla regalità della Madre e del Figlio, queste due figure mentre con una mano aprono il panneggio, nell’altra hanno due simboli, quello alla destra di chi guarda regge una cintura, segno della castità e della capacità di Maria di darsi forma secondo il disegno di Dio e l’altra invece regge un giglio, simbolo verginale per eccellenza, rappresentato nei tre fiori aperti, simbolo della Trinità e in un boccio ancora pronto a dischiudersi, segno di Maria che si apre alla grazia di Dio.

Le figure intorno a Maria sono trionfi di angeli, ciascuno posto a sostegno e decoro del trono, e diverse figure femminili, alla destra in primo piano colei che ha tra le mani la fiaccola della fede, con alle spalle due oranti in atteggiamento di preghiera, alla sinistra altre due donne l’una con turibolo e l’altra con un braciere fumigante, segno della preghiera che sale come offerta ma anche della capacità di Maria di essere maestra di preghiera, colei che ci ha lasciato nel Magnificat la composizione più bella che canta l’opera di Dio. Tra le due offerenti incenso, si intuisce la presenza di una figura animale, potrebbe essere un bue che è simbolo della mitezza, della mansuetudine di Maria. Altri volti in terzo piano e di sfondo abitano la tela popolandola di presenze tutte con lo sguardo rivolto alla “piena di grazia”.

Nella parte inferiore del dipinto si riconoscono facilmente san Rocco, in primo piano con abito da viandante, san Sebastiano, con elmo piumato e freccia, San Vito che reca tra le mani la palma del martirio. Sulla sinistra san Francesco Saverio, quasi rapito in estasi di visione, su questo piano lo sfondo di una città, con un alto campanile a cipolla, che immediatamente richiama il profilo architettonico della città di Marigliano.

Tutta l’opera si anima in un dinamismo per cui si ha l’impressione che mentre siamo davanti ad una visione, questa possa essere portata via nei cieli dalla corte celeste rappresentata, quasi un’opera in movimento dove i nostri Patroni sono colti nel momento in cui ci mettono tutti sotto il trono di Maria, affidando a Lei tutta la città che è chiamata, proprio in ragione di questa immagine, ad essere pronta alla testimonianza, san Sebastiano;  al farsi pellegrina sulle strade della vita, san Rocco; alla preghiera e alla solidarietà, san Vito; all’aperura verso il mondo e le altre culture, san Francesco Saverio.

Un programma di vita che ci è lasciato in eredità e che dovremmo saper sperimentare e trasmettere”.

-Don Lino

Madonna santa Maria delle Grazie del Vaccaro