Cultura

Marigliano, vernissage di Rosa Stingone – Una vita sulla tela

Marigliano, Chiesa SS. Annunziata, dal 27 gennaio al 1 febbraio

MARIGLIANO – Sabato 27 gennaio alle 17 si è svolto il Vernissage della Personale di Rosa Stingone, artista cimitilese che espone a Marigliano, nella Chiesa dell’Annunziata, per iniziativa di Don Lino D’Onofrio, Parroco della Collegiata Santa Maria delle Grazie.

L’evento, introdotto dal Parroco con una significativa riflessione sul valore dell’espressione artistica e condotto da Maddalena Venuso, animatrice culturale, si è svolto in un clima di grande interesse e partecipazione, grazie anche alla presenza del Coro Only the best, diretto dalla Prof.ssa Nensi Romano e accompagnato dal Maestro Lorenzo Ferraro per la direzione artistica del Maestro Francesco Sorrentino. Il coro ha omaggiato la pittrice di canzoni dedicate all’arte e alle donne, la cui presenza è palese nelle tele della Stingone.

Le opere di Rosa Stingone parlano un linguaggio profondamente vitale, che silenziosamente imprime sulla tela il racconto di storie le cui parole sono pennellate di colore. Ė infatti il colore, distribuito con mano generosa, a raccontare la vicenda interiore della pittrice, il travaglio che si intuisce dai gorghi che sine verbis urlano la necessità di trovare una via d’uscita, un respiro che si materializza in un accenno figurativo immediatamente richiamante la realtà.

Una dimensione privilegiatamente onirica, quella di Rosa Stingone, improntata di un vitalismo che si legge attraverso la brillantezza e la forza dei colori usati. Le rappresentazioni, volutamente surreali, strizzano l’occhio a Dalì e si stemperano attraverso un groviglio di pennellate che si aprono in immagini che agganciano la realtà, interpretandola in modo personale ed originale. Si legge, nelle opere della Stingone, una lunga formazione ed esercitazione artistica, che dal figurativo, presente ma non dominante, conduce ad un astrattismo surrealista in cui l’armonica composizione di colori, talvolta forti, talaltra attenuati, crea spunti felici di emozione e riflessione.

Il vortice, sempre presente nelle opere che l’artista ha condiviso in questa mostra, rimanda al lavorio incessante della mente e dell’anima per comprendere il mistero della realtà e disegnarla secondo intuizioni suggestive che attirano il visitatore. La forza vitale dei cromatismi invita, quasi obbliga, a sostare per immergersi in una contemplazione che scuote e suscita vibrazioni dell’anima che, nell’astrazione dal puro reale cerca, e talora trova, quel respiro spirituale che illumina la concretezza e la trasforma.

Difficile, sempre, esprimere un giudizio compiuto sull’arte, soprattutto contemporanea. Intanto, essa è tale, o per tale la riconosciamo, quando ci smove dall’indifferenza e ci spinge ad una osservazione mai sterile, perché un’emozione, una riflessione, un’idea scaturita dalla visione che l’artista mette in comune con il fruitore della sua opera, provocano un cambiamento che è sempre positivo, foriero di una nuova e spesso feconda apertura ad un pensiero altro.

Sulle tele di Rosa Stingone si materializzano, dal vorticoso parto cromatico, stilizzate figura umane, in cui spesso si riconoscono tratti femminili, surreali paesaggi, simboli spirituali attraverso i quali l’artista apre il proprio animo all’esterno, di chiarando con apparente leggerezza che si può uscire dalle pastoie del quotidiano, ancorché rivestite di attraenti cromie, e brillare di luce propria fuori dal futile, dal banale, dal precario che connota il vivere contemporaneo.

In una ricorrenza quale il giorno della Memoria, in cui ricordiamo l’orrore che nasce dalla banalità del male, per dirla con la Arendt, le figure della Stingone, che si scorgono inaspettate, talvolta quasi nascoste nella corposità del colore, ci hanno ricordato che occorre uscire in piena luce e vivere la propria visione poetica del concreto.

La visione poetica si accompagna e si rafforza con la presenza della musica, in sottofondo sulle tele, dove all’occhio attento si palesano elementi quali chiavi musicali, o dichiaratamente nel titolo che l’autrice ha dato ad alcune opere. Turandot, Boheme, Traviata, Butterfly rimandano immediatamente a storie di donne. Mimì, Turandot, Violetta, Cio Cio-san cercano l’Amore, quello vero, che fa rinascere e vivifica, e spesso diventa strumento per recuperare una Fede che ha conosciuto l’oblio ma ancora si interroga e chiede al Cielo Salvezza.

La Personale sarà visitabile fino al 1 febbraio, durante gli orari di apertura della Chiesa.

Maddalena Venuso

 

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