Taurano: sabato 14 gennaio incontro dibattito sull’Antica Terra di Lauro

La storia del Vallo viene infatti ri-letta dalla preistoria con una inedita ricostruzione dei fatti, acutamente messi in luce come si addice ad un cultore di storia che ama la sua terra non meno che la verità. La ricerca di forte valenza, quindi, testimonia il legame profondo, che unisce l’Autore, prof. Giuseppe Buonfiglio e l’ Antica Terra di Lauro.

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Nasce dal tentativo di riannodare passato e futuro il volume
dello studioso di Taurano Giuseppe Buonfiglio “L’antica Terra di Lauro tra leggenda e storia”, ricostruzione
attenta dell’evoluzione delle strutture sociali e amministrative nel territorio
di Lauro dalla preistoria ad oggi.
  Il libro sarà presentato sabato 14 gennaio 2017, con inizio
alle ore 18, nella funzionale cornice della Sala Bar Fontana a Taurano
(Piazzale Fontana), nell’ambito dell’iniziativa Gusto Libri III Edizione – Un
caffè con l’Autore
”. Apre i lavori, Salvatore Maffettone, sindaco di Taurano; a
confrontarsi saranno: Francesco Iovino, presidente Associazione culturale “L’Altra Irpinia”, promotrice
dell’iniziativa, insieme ai comuni del Vallo; il prof. Giuseppe Scafuro,
docente Liceo Scientifico “Nobile-Amundsen
di Lauro e il dott. Fiorentino Alaia, neo Direttore responsabile dell’Archivio
di Stato di Benevento; chiude i lavori l’Autore, Giuseppe Buonfiglio; introduce
e modera i lavori il giornalista Pietro Luciano.

Buonfiglio riesce nel tentativo non semplice di restituire
alla terra lauretana la sua identità, ricostruendo i momenti più significativi
della storia del Vallo di Lauro, dalla preistoria ai giorni nostri, ribadendo l’attiva
partecipazione dell’intera area agli eventi della storia regionale e nazionale.
L’interessante e puntuale lavoro è frutto di una ricerca accurata che ha
investigato molti documenti inediti e si avvale di una ricca bibliografia
spesso arricchita di suggestive interpretazioni.
La storia del Vallo viene infatti ri-letta dalla preistoria
con una inedita ricostruzione dei fatti, acutamente messi in luce come si
addice ad un cultore di storia che ama la sua terra non meno che la verità. La
ricerca di forte valenza, quindi, testimonia il legame profondo, che unisce
l’autore e l’ Antica Terra di Lauro.

Di questo nuovo
saggio, proponiamo una scheda critica del prof. Angelo Calabrese.

Il
vallo di Lauro ha il suo cantore, un ricercatore appassionato, che coniuga
l’acume delle ragioni specialistiche all’amore per la sua terra, le cui
comunità vengono configurate nella loro struttura culturale e in quelle altre
essenziali alla conoscenza che la storia ufficiale assorbe, smemorata degli
uomini e dei fatti, che pure hanno contribuito a farla esistere. Giuseppe
Buonfiglio è vocato all’interpretazione delle vicende delle genti del Vallo. Il
suo rigore appare chiaro ed ammirevole a chi apprezza il valore etnostorico del
suo enorme lavoro che, tra l’altro, ha il dono della immediatezza valida per la
comunicazione, che consente ai suoi diretti referenti di ritrovarsi e
conoscersi in dignità di eredi.
La sua  opera più recente, frutto di oltre un
trentennio di assidua documentazione e di illuminante qualità interpretativa, è
testimoniata dal corposo volume: “L’antica terra di Lauro tra leggenda e
storia” che nel sottotitolo, specifica l’attenzione agli uomini quotidiani,
alle loro umili storie, agli eventi dei giorni feriali e festivi, senza dei
quali non ha senso la grande storia che emerge su più vasto panorama e verso
più ampi orizzonti. All’attuale approdo Giuseppe Buonfiglio è giunto
attraverso altri preziosi volumi quali: “Taurano: i luoghi dello spirito”; il
“Catalogo delle Cinquecentine nel Convento di San Giovanni in Palco”, e quelle
pagine puntuali ed argute relative alle storie e alle memorie del Vallo di
Lauro, racchiuse ne “Il desiderio e la regola”, emblematico a chiarire cosa
significasse viversi coraggiosamente in una terra d’uomini di buona volontà. Il
loro esodo, con l’amarezza degli emigranti che cercavano altrove fortuna, è
magnificamente narrato nel prezioso “Fore Regno” dove si colgono anche le
pieghe psicologiche, oltre alla valutazione delle necessità che imponevano dure
soluzioni di separazione dalle zolle del lavoro duro in cui si era esercitata
la pietas di antiche generazioni.
La musa di Buonfiglio si è fatta più soave,
approfondendo le origini leggendarie del Vallo che confluiscono nella
organizzazione imposta dai conquistatori romani. Con analisi compiutamente documentata l’autore
affronta le eredità longobarde, normanne e sveve, testimoniate nelle terre del
Vallo che transitano per secoli bui, scelte rivoluzionarie, o reazionarie, in
quei tempi di disagi e disastri che sono comuni al Mezzogiorno preunitario.
Affronta poi le tematiche relative all’Unità d’Italia e con ammirevole
imparzialità, annota le speranze e le delusioni che si sono alternate nelle
esperienze di fine Ottocento, nuovo secolo, guerre mondiali, fascismo, fino
alle svolte epocali in atto, fino al tempo dell’incertezza che ci propone il
mondo sempre più complesso e impredicibile.
Mi tocca ribadire che la scrittura eletta a misura
di cultura, quella senza equivoci, intesa come spazio che comunica, è
apprezzabile per la dignità ignota alla supponenza di tanti che s’improvvisano
scrittori, specialmente di microstorie. Quella di Buonfiglio è umanità
millenaria riscattata alla Storia e pertanto preziosa quando la smemoratezza
estende il suo dominio ove si nega alla Storia la giusta considerazione. Non
mancano gli studiosi; sono disinteressati gli eredi di processi che, solo se
conosciuti, restituiscono dignità a chi non si è attenuto neppure ai toponimi
che quotidianamente risuonano nel linguaggio comune. Ribadisco che la
narrazione storica è perfettamente rispettata, anche nelle sue pieghe minime,
ma sono veramente stupefacenti le note che accompagnano il narrato. Chiariscono
appieno, e con la debita competenza, risvolti e dotte precisazioni, i sentieri
che tutti convergono alla realtà del Vallo. Siamo di fronte ad un opera d’alto
merito e di propositivi valori. Buonfiglio è un osservatore di qualità, coglie
nessi illuminanti e dice amore di patria e terra natia. Era una volta quella
che la civiltà contadina sapeva assaggiare: si masticava infatti la buona
terra; la si riconosceva dall’humus. Era la grande Madre che ha conosciuto nel
tempo case vuote d’anime, in disuso. Oppure erano proprio quelle edificate,
pietra su pietra da chi non conosceva la pigrizia, da chi apprendeva dai ritmi
delle stagioni e insegnava a cogliere le tracce della bava che resta oltre il
tempo che passa
”.

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